19 June, 2020

Data breach di Ania: cosa è successo

Altro che ‘Apriti Sesamo”. La caverna digitale in cui sono custoditi i tesori degli assicuratori si è spalancata con “Admin Admin”. Si potrebbe banalmente etichettare l’episodio come l’ennesima burla e non dare alcun peso al ulteriore dimostrazione di incapacità e di impreparazione nella gestione del patrimonio informatico anche da parte di chi certi rischi non può non conoscerli.

In un Paese in cui ci sono più esperti di cybersecurity che elettrauto o panettieri, dove chi non ha un mestiere si autoproclama “digital-qualcosa”, dove la Ministra per l’Innovazione dice di fare quel che nemmeno Dio potrebbe, un gruppo di Monelli continua a prendersi gioco di tutti.

Ne fanno le spese le impomatate realtà che forse sono i tasselli del processo di digitalizzazione su cui il premier Conte (nel corso della scampagnata a Villa Pamphilj per i tanto simpatici quanto inutili Stati Generali) dice di fondare il futuro dell’Italia e che invece sono pessimi esempi dell’inqualificabile ed inaffidabile informatizzazione nazionale.

I venti archivi elettronici della Associazione Nazionale tra le imprese assicuratrici (Ania), che sarebbero preda del impertinente gruppo hacker italiano LulzSec_ITA, dovrebbero essere lo spunto per qualche elementare riflessione.

Invece, complice la stampa disinteressata a quel che le Agenzie non riportano, vige la regola del far finta di nulla, perché ciò che non finisce sui media è come se non fosse mai accaduto.

Ma, un attimo, i “signori” dell’ANIA sono gli stessi cui compete la redazione delle regole della “assicurabilità” dei sistemi informatici che possono essere attaccati dai criminali tecnologici?

News ripresa di Umberto Rapetto e ripresa da Federprivacy